La mia sera del ventesimo secolo e altre piccole svolte by Kazuo Ishiguro

La mia sera del ventesimo secolo e altre piccole svolte by Kazuo Ishiguro

autore:Kazuo Ishiguro [Ishiguro, Kazuo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Political Science, Commentary & Opinion
ISBN: 9788858428412
Google: WYdTDwAAQBAJ
editore: Giulio Einaudi Editore
pubblicato: 2018-04-03T08:17:41+00:00


Nell’ottobre del 1999 fui invitato dal poeta tedesco Christoph Heubner, a nome del Comitato internazionale di Auschwitz, a visitare per alcuni giorni l’ex campo di concentramento. Alloggiavo presso la Casa internazionale per gli incontri della gioventú situata sulla strada che collega il primo campo di Auschwitz con il campo di sterminio di Birkenau a un paio di miglia da lí. Fui condotto in giro per le strutture e incontrai in modo informale tre sopravvissuti. Sentivo di essere giunto, almeno a livello geografico, vicino al cuore di quella forza oscura alla cui ombra era cresciuta la mia generazione. A Birkenau, in un pomeriggio di pioggia, mi fermai dinanzi alle rovine delle camere a gas – stranamente abbandonate e senza sorveglianza –, rimaste praticamente nello stato in cui le avevano lasciate i tedeschi dopo aver demolito gli edifici prima di fuggire all’arrivo dell’Armata Rossa. Ormai non erano altro che cumuli di cemento armato esposti al rigido clima polacco, destinati a deteriorarsi anno dopo anno. I miei ospiti parlavano del loro dilemma. Bisognava o no proteggere quelle vestigia? Magari erigere cupole in plexiglas per coprirle e preservarle a beneficio dello sguardo delle generazioni a venire? O al contrario era piú opportuno lasciarle al loro degrado lento e naturale, fino alla scomparsa completa? Mi parve la metafora possente di un dilemma piú ampio. Come era giusto preservare quei ricordi? Le cupole di vetro avrebbero forse trasformato tali reliquie della sofferenza e del male in innocue esposizioni museali? Che cosa dovevamo scegliere di ricordare? Quando è meglio dimenticare e andare avanti?

Avevo quarantaquattro anni. Fino ad allora avevo considerato la Seconda guerra mondiale, con i suoi orrori e le sue glorie, appannaggio della generazione dei miei. Ora però mi rendevo conto che tra non molto la maggior parte di coloro che erano stati testimoni diretti di quegli avvenimenti di portata storica immensa non sarebbe piú stata in vita. E a quel punto? Il fardello della memoria sarebbe ricaduto sulla mia generazione? Noi non avevamo visto la guerra vera e propria, ma eravamo stati cresciuti da persone indelebilmente forgiate da essa. E io, in qualità di narratore, avevo forse un dovere di cui fino a quel momento non mi ero reso conto? Il dovere di trasmettere, al meglio delle mie capacità, i ricordi e gli insegnamenti della generazione dei nostri genitori a quella successiva alla mia?

Qualche tempo dopo, mi trovai a parlare davanti a un pubblico di Tokyo e un’ascoltatrice in sala mi chiese, come spesso accade, su cosa pensavo di lavorare in futuro. Piú precisamente, l’ascoltatrice sottolineò che i miei romanzi trattavano spesso di individui vissuti in tempi di grande inquietudine politica e sociale che, guardandosi indietro, lottavano per venire a patti con i loro ricordi piú cupi e vergognosi. I miei prossimi libri, mi domandò, avrebbero continuato a coprire lo stesso territorio?

Mi sorpresi a risponderle in modo del tutto improvvisato. Sí, dissi, ho descritto spesso questo tipo di individui tormentati dai bisogni della memoria e dell’oblio. In futuro, tuttavia, avrei voluto soprattutto scrivere la storia di come una comunità o una nazione affrontino le stesse istanze.



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